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Di Stefano (Cpi): “Caso Mozilla? Ecco intolleranza e fanatismo. Secessionisti, risposta doveva essere politica”

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di stefanodi Adriano Scianca

“L’ennesimo caso di intolleranza e isteria”. Così Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia, giudica il caso di Brendan Eich, amministratore delegato di Mozilla, che è stato messo alla porta dall’azienda per via di una sua donazione di 1000 dollari, risalente al 2008, al comitato promotore del referendum sull’annullamento dei matrimoni gay in California. E sui secessionisti veneti, l’esponente di Cpi dichiara: “Contrasto questa deriva anti-italiana, ma la risposta doveva essere politica, non giudiziaria. Anche perché il disagio del Veneto è reale”.

Di Stefano, come giudica CasaPound questo ennesimo caso di intolleranza?

“Un caso sintomatico dell’isterismo che regna su questa vicenda. Io credo che si dovrebbe poter essere tranquillamente contrari alle nozze gay così come a favore. Stiamo assistendo a episodi di intolleranza di questo tipo in tutto il mondo, c’è un irrigidimento preoccupante e fanatico, tanto più che il dirigente in questione non ha fatto battute di dubbio gusto o frequentato pericolosi estremisti, ha solo fatto una donazione (irrisoria, per le sue tasche) a un comitato che stava partecipando a una consultazione democratica”.

Cpi ha le idee chiare sull’argomento, comunque…

“La posizione di CasaPound l’abbiamo sempre detta, siamo favorevoli a un qualche tipo di riconoscimento per le relazioni, nell’ambito di uno Stato organico, ma assolutamente contrari a qualsiasi tipo di adozione. Nonché sostenitori della massima libertà d’espressione sull’argomento”.

A proposito di libertà d’espressione, Salvini l’ha tirata fuori anche per condannare gli arresti dei secesionisti veneti…

“Beh, ci sono stati 24 arresti, ma solo una parte di costoro mi pare stesse progettando quel fantomatico carrarmato assolutamente inutile dal punto di vista strategico. Di fatto si è anche voluti andare a colpire la libertà d’opinione, in questo caso di una opinione che io – beninteso – condanno, si tratta di un argomento in cui la penso in modo diametralmente opposto ai secessionisti. Però se uno vuole chiedere la secessione deve poterlo fare e la risposta deve essere politica, non giudiziaria. I veneti che sentono la pesantezza di questo Stato non se ne vadano dall’Italia, vengano piuttosto a Roma a cacciare questa classe politica. Anche perché qui nessuno va da nessuna parte da solo. In caso di spartizione dell’Italia il sud avrebbe una deriva messicana, ma anche il nord diventerebbe il Banghladesh d’Europa”.

La risposta secessionista può essere sbagliata ma la domanda è reale e ha a che fare con il profondo disagio di vaste zone d’Italia, non trova?

“Certo, il disagio si respira in tutta Italia e questo perché lo Stato non eroga più nessun tipo di servizio e si è trasformato in un  esattore per conto della Ue. Per rispettare vincoli e parametri europei abbiamo dovuto cedere a questa visione perversa dello Stato come organismo che si limita a battere cassa per appaltare invece tutti i servizi ai privati”.

CasaPound è quindi distante da quei movimenti di destra radicale che in qualche modo contestano l’unità d’Italia e ammiccano al secessionismo?

“Assolutamente sì, per noi la centralità della nazione e dell’eredità risorgimentale è indiscutibile. Altri movimenti fanno leva su sentimenti pre-risorgimentali. Per un movimento di forte ispirazione confessionale, per esempio, poter tornare a una situazione pre-breccia di Porta Pia può essere entusiasmante, per noi è aberrante. Su questo il neofascismo ha fatto molta confusione…“.

Riforma del Senato: Renzi ha annunciato la sua, anche CasaPound ha nel programma di modificare il bicameralismo, giusto?

“Renzi vuole trasformare il Senato in un guazzabuglio di rappresentatività territoriale. Ma dietro la riforma non c’è neanche un’idea, una visione dello Stato, è solo uno spot elettorale. CasaPound propone da almeno dieci anni, ormai, di adibire una camera alla rappresentanza delle categorie produttive, facendo in modo che ognuno venga rappresentato in base ala funzione sociale che svolge. Quello di Renzi è invece un piano confuso e demagogico. Lui sventola sondaggi secondo i quali gli italiani sono favorevoli ad abolire il Senato. Ma cosa vuol dire? Gli italiani sono talmente esasperati che abolirebbero anche lo Stato se potessero…”.


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